Tutte le foto sono per tutti? La risposta è…
Più di una volta ho sentito dire oppure letto che una foto è come una barzelletta: se la devi spiegare non è venuta bene. Questa semplificazine di giudizio può forse essere valida per un ristrettissimo campo fotografico ma la trovo estremamente sbagliata e in alcuni casi persino offensiva per i fotografi. Quindi non tutte le foto sono per tutti? Esatto. Io la penso proprio così.
Una fotografia è uno strumento attraverso cui una persona esprime un messaggio, pertanto non è molto diversa da una musica, da una poesia o da un libro. Allo stesso modo dei precedenti strumenti di comunicazione, non tutte le fotografie sono “capibili” da tutti. Come per la musica o la scrittura, anche nella fotografia ci sono parametri che è più facile e immediato giudicare, come la forma grammaticale o la corretta esecuzione di una sequenza di note. In fotografia queste regole potrebbero essere la corretta esposizione, messa a fuoco e così via. Tuttavia, tutto il resto è ciò che compone il messaggio e dipende da molteplici fattori che potrebbero rendere una foto incomprensibile per qualcuno e, pertanto, da spiegare qualora il pubblico non ne conosca il contesto.
Prendiamo per esempio un bel pezzo di musica punk. Se la astraessimo dal contesto culturale in cui essa nasce, moltssime persone potrebbero dire che è “riuscita male” e che non è musica. Ma quanto sarebbe vera questa affermazione? Facendo un parallelo con la scrittura, se facessimo leggere una poesia allegorica a un contadino, questi potrebbe percepire la piacevole musicalità delle parole ma probabilmente non sarebbe in grado di capire il messaggio nascosto in quelle parole.
Prendiamo per esempio la poesia ermetica di Ungaretti: “Si sta come d’autunno, sugli alberi le foglie”. Quanti oggi saprebbero estrapolare da queste poche parole il loro significato, il loro messaggio e le emozioni che suscitano? Se invece provassimo a far leggere questi versi a un soldato sopravvissuto alla prima guerra mondiale, egli probabilmente rivivrebbe i freddi scenari di morte in cui ha passato anni della sua vita.
In campo fotografico è esattamente la stessa cosa: un fotografo trasmette un messaggio attraverso delle immagini che sono frutto della sua cultura, del suo periodo storico e del suo contesto. Pensare che affinché una foto possa essere considerata bella, essa debba necessariamente piacere a tutti e senza alcuna spiegazione è fondamentalmente assurdo oltre che impossibile. La foto di un volto, di un paesaggio o di una coppia sorridente è sempre e comunque un messaggio che viene scritto da un autore e che è destinato a un certo pubblico che sarà in grado di comprenderlo, oppure dovrà essere spiegato a chi non ne possiede gli elementi per interpretarlo, come farebbero a scuola ai giovani d’oggi per far capire gli scritti di Ungaretti.
In che contesto, dunque, potrebbe essere vera l’affermazione con cui ho aperto questo articolo? In generale è valida esattamente come per la scrittura e per la musica. La fotografia segue delle regole che, come la musicalità e la correttezza grammaticale di parole e note, ne caratterizzano il primo impatto istintivo. Di conseguenza, composizione, esposizione, contrasti, semplicità e colori sono tutte cose che, a prescindere dal contesto, colpiscono l’occhio umano allo stesso modo di come una melodia cantata in russo potrebbe colpire l’orecchio di un italiano. Istintivamente quella combinazione di elementi potrebbe piacere o meno e questo è valido per qualunque mezzo di comunicazione. Tuttavia, non appena si inserisce un minimo di razionalità, ecco che si ricade nella necessità di conoscere un contesto.
Per semplificare, supponiamo di esaminare un ritratto di una ragazza in una posa puramente estetica. Nessun messaggio particolare da esprimere, quindi, solo un bel volto da immortalare. Una giusta illuminazione, l’inquadratura e la posa della ragazza saranno ciò che, come una barzelletta, “se la devi spiegare allora non è venuta bene”. Da quel momento ci potrebbero essere mille giudizi diversi che saranno condizionati, per esempio, dalla bellezza della ragazza in relazione al contesto. Una ragazza con il volto quasi del tutto coperto, per esempio, a fatica sarà considerata attraente (e quindi farà pensare a una bella foto) in un contesto molto occidentalizzato, viceversa potrebbe risultare molto piacevole e intrigante in un contesto più mediorientale.
Ovviamente questa mia opinione si applica principalmente a foto d’autore o comunque alle foto di chi cerca di esprimere un messaggio artistico, culturale o storico. Eppure la si potrebbe applicare fondamentalmente anche a tutte le “foticchie” che girano nei vari facebook, instagram e compagnia bella… in quel caso però c’è una costante: chi pubblica la foto ha in generale già scelto che il suo pubblico sono i suoi amici, quindi, in tal caso, se la devi spiegare… 🙂