Smartphoneography con #DollyRocker
Al giorno d’oggi si può affermare che lo strumento principale al mondo per la fotografia sia senza dubbio lo smartphone. Infatti, quanto meno per diffusione, questi dispositivi hanno portato nelle mani anche di chi di fotografia non ne ha mai digerito un fico secco, una quantità di strumenti tale che è veramente difficile per un possessore di un telefono intelligente non aver mai scattato e condiviso una foto.
Una domanda che ho ricevuto spesso è quanto seriamente si possa effettivamente parlare di fotografia con uno smartphone. Molte voltemi capita di incontrare persone che danno per scontato che per fare belle fotografie servano obiettivi che sembrano cannoni e fotocamere complesse e avanzate. La realtà è che la fotografia si fa con occhi, mente e cuore, e il mezzo non importa poi tantissimo. Una volta organizzai un corso di ritratto e una persona mi disse che aveva solo il suo telefono: io le dissi che avrebbe potuto partecipare comunque. A dimostrazione di ciò, in questo articolo vorrei introdurre una nuova modella un po’ particolare: DollyRocker.
Uno dei primi ostacoli che si incontra quando si tenta di fotografare qualcosa con uno smartphone sono le distorsioni prospettiche legate alla lunghezza focale fissa. Infatti è fuori di dubbio che gli smartphone abbiano tendenzialmente una lente grandangolare incapace di modificare apertura del diaframma e lunghezza focale, cosa che potrebbe sembrare piuttosto limitante. Tuttavia esistono in commercio dei piccoli kit di lenti più che decenti che si possono agganciare a modelli precisi di smartphone oppure possono avere delle clip universali su cui avvitare gli obiettivi.
In questo articolo farò una breve recensione del kit Pechon che ho acquistato su Amazon.it per poco più di 20€. Il pacco include una clip con base per obiettivi mobile, adattabile alla maggiorparte degli smartphone, un teleobiettivo 10x, un grandangolare e un fish-eye circolare (cioè di quelli che lasciano il contorno nero all’immagine).
La pinza di bloccaggio delle lenti è piuttosto scarsina come materiale ma fa il suo dovere. Per agganciare la lente bisogna appoggiare con cura la clip e avvitare una piccola vite che servirà per fare pressione sullo smartphone e fermare il tutto. Gli obiettivi sono solidi anche se i tappi non rimangono bene attaccati. In generale c’è da aspettarsi questo tipo di qualità se si spende così poco.
Una volta agganciati, gli obiettivi mostrano subito le loro capacità. Con grandangolare e fisheye la capacità di messa a fuoco rimane invariata, così come tutte le altre funzionalità dello smartphone. Il teleobiettivo invece ha bisogno di una regolazione manuale della messa a fuoco in base alla distanza del soggetto, prima di poter utilizzare la messa a fuoco automatica dello smartphone.
La qualità delle immagini mi ha lasciato impressionato: per essere dei fondi di bottiglia non ho notato un particolare degrado delle immagini dello smartphone.
Come è possibile notare, basta cambiare un po’ la distanza dal soggetto per accorgersi di quanto la lunghezza focale e la prospettiva siano legate. Le foto precedenti sono la stessa inquadratura ripresa prima con il teleobiettivo, poi con lo smartphone senza alcuna lente sopra, e infine, all’inizio dell’articolo, con grandangolare e fisheye. Chiaramente lo stesso effetto si sarebbe potuto ottenere senza gli obiettivi esterni e rinunciando a qualche megapixel, cioè ritagliando parte dell’immagine ripresa comunque dalla stessa distanza.
Un altro accessorio che trovo fondamentale per sfruttare al meglio sia il teleobiettivo che tutte le app di fotografia che sfruttano il video, come quelle dedicate ai cinemagraph o ai time lapse, è un mini-treppiedi abbinato a un supporto da smartphone (per intenderci, quelli all’estremità dei bastoni da selfie). Infatti l’uso a mano libera causa sicuramente delle vibrazioni che lo smartphone percepisce tantissimo anche a causa delle ridotte dimensioni del sensore, le quali vengono accentuate maggiormente se si usa un teleobiettivo o se si sta eseguendo uno scatto con una lunga esposizione simulata attraverso la sovrapposizione di fotogrammi di un video.
Una volta superato il limite della lunghezza focale, la domanda successiva è: si possono fare dei ritratti di qualità con uno smartphone? Come spiegato nel post precedente, si possono fare ottimi ritratti con luce naturale all’aperto. Chiaramente non suggerirei mai di iniziare a fare dei ritratti con sistemi complessi di flash in studio usando solo uno smartphone, tuttavia neppure questo è impossibile o impensabile. Ecco alcuni esempi di fotografie fatte in prossimità del tramonto, con una bellissima luce che sfiorava il volto della nostra modella.
La prima foto mostra come sia possibile, se la luce non è troppo intensa o viene mitigata, come nel mio caso, da un lenzuolo bianco che fa da riflettore, applicare la tecnica del “back lightning” nonostante la ridotta gamma dinamica del sensore dello smartphone. Un minimo di correzione delle ombre e il gioco è fatto.
La seconda foto dimostra invece come basti posizionare il soggetto in maniera sbagliata per causare brutte ombre sul viso, che a prescindere dal mezzo rovineranno la foto.
L’ultima foto mostra invece come un tramonto produca una luce con cui è possibile avvolgere il soggetto con un angolo di 45° sia verticale che orizzontale, molto classico ma sempre di grande effetto.
Insomma, parlare seriamente di fotografia con gli smartphone, si può.
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