Scattare con una modella in studio: alcuni consigli utili
Quando si realizza una sessione fotografica con una modella, è importante avere ben chiare le idee per evitare di ottenere dei risultati disastrosi. In questo articolo proverò a mettere insieme una serie di considerazioni e consigli per chi inizia a partecipare a questo tipo di scatti, fotografo o modella che sia.
In primo luogo è importante che sia chiaro chi è che conduce lo shooting, cioè chi decide che scatti fare. Sembra banale ma il fatto di non sapere chi dovrà condurre lo shooting porterà solo a pessimi risultati. Condurre lo shooting significa decidere gli outfit, scegliere le pose, il tipo di effetto e i limiti del fotoritocco. Le due classiche situazioni in cui incorrono i principianti (e non solo) sono le seguenti: il fotografo ha chiesto a una modella di mettersi a disposizione, ma al momento dello shooting si aspetta che sia la modella a proporre le pose, i vestiti e così via. Sembrerà stupido ma ho visto tantissime volte, durante dei laboratori o guardando altri che scattavano, vedere il fotografo che si mette lì e non dice null’altro che “mettiti in posa”. La seconda situazione è che la modella ha chiesto al fotografo di farle degli scatti e al momento della sessione gli dice cose del tipo “allora, che devo fare? Guidami nelle pose”.
Non è inverosimile che il fotografo chiami una modella e poi voglia che sia lei a condurre, né il viceversa, ma è importante che la cosa sia chiara a entrambi. Di solito è colui che paga a condurre lo shooting. Di conseguenza se il fotografo ha pagato una modella, è bene per lui avere un progetto, un tema e delle idee su cosa vuole realizzare. Dovrà inoltre comunicarle alla modella affinché ella gli confermi di essere disponibile per quel tipo di scatti. Allo stesso modo, se una modella ha bisogno di scatti per il suo book, potrà certamente chiedere consigli al fotografo, ma sarà lei a decidere i vestiti e le tipologie di foto da realizzare in quanto dovrà ottenere degli scatti coerenti con il suo attuale portfolio.
Chiaramente è possibile che un fotografo che vuole imparare a scattare con una modella in studio, decida di pagare una modella professionista chiedendole di “insegnargli” ed è valido anche il viceversa. In ogni caso è chi paga che ottiene qualcosa.
Esiste poi la situazione in cui non ci sia uno che paga, cioè i famosi shooting in TF* (Time For). Bisogna capire che anche nel TF la storia non è diversa. Nel TF (che continuo sempre a sottolineare, non significa fare foto gratis, né per il fotografo né per la modella) c’è un mutuo scambio e un mutuo vantaggio e affinché entrambi ottengano quanto desiderano, è importante che venga stabilito chi è che conduce lo shooting. In questo caso è possibile che lo scambio sia del tipo che, in un’ora di shooting, mezzora sarà guidata dal fotografo e l’altra dalla modella, cioè per mezzora la modella farà le pose e gli outfit che vuole il fotografo e per l’altra mezzora, il fotografo si “limiterà” a fare click sulla macchina fotografica cercando di realizzare i desideri della modella. Altri modi per definire chi guida lo shooting sono le motivazioni del TF. Se per esempio la modella non ha idea di come iniziare, potrebbe chiedere a un fotografo più bravo di realizzare degli scatti per il suo portfolio e di guidarla in tal senso. In questo modo il fotografo potrà guidare lo shooting, sapendo che quegli scatti dovranno essere utili alla modella. Oppure, un altro esempio potrebbe essere quello in cui una modella apprezzi lo stile di un particolare fotografo che vuole rinnovare il suo portfolio e quindi, sebbene sia lei a chiamare lo shooting, si metta a disposizione per degli scatti guidati da chi scatta.
In soldoni, il mio consiglio è quello di definire come prima cosa chi sta guidando e qual è l’obiettivo da raggiungere nello shooting, altrimenti il risultato sarà, con buona probabilità, pessimo.
La seconda cosa da fare, soprattutto se si scatta in uno studio che non è proprio, è verificare gli spazi e gli accessori disponibili: luci, riflettori, modificatori, gel, sfondi, sedie, poltrone e così via. Ogni studio ha le sue regole ed è importante che venga definito subito il prezzo e il costo di eventuali extra. Non è scontato, infatti, che quando si prenota uno studio a un certo prezzo, le luci e tutti i vari accessori siano a disposizione, pertanto si dovrà chiedere al proprietario che cosa sarà possibile usare ed eventuali sovrapprezzi. Può inoltre essere utile portarsi dell’attrezzatura propria, perché potrebbe capitare, per esempio, che i flash e i relativi modificatori a disposizione non siano adatti al tipo di shooting.
Un’altra cosa importante quando si scatta con una modella è non lavorare da soli, a meno che non si stia lavorando strettamente in TF e non si trovi nessuno. Come ho già mostrato in altri articoli, avere una squadra con assistenti, stilisti, make up artists, hair style artists e così via fa la differenza. Quindi una cosa importante prima di pianificare i dettagli è valutare il budget e capire quanti e quali assistenti ci si potrà permettere. Un buon shooting, c’è poco da fare, costa soldi. Bisogna ricordarsi che i membri della squadra, sebbene potrebbero essere pagati, devono poter lavorare a proprio agio, quindi non bisogna dimenticarsi che la gente potrebbe voler mangiare, bere, andare in bagno, fare una telefonata, riposare qualche minuto eccetera.
Lo shooting potrebbe essere, in alcune occasioni, improvvisato, cioè fatto senza che fotografo e modella si conoscano o abbiano visto i relativi lavori e senza che sia stato concordato nulla, tuttavia questo porta quasi sempre, nella mia esperienza, a lavori mediocri (in relazione alla bravura del fotografo). Di conseguenza sarebbe opportuno cercare di pianificare tutto quanto prima, mettendo quanti più dettagli in chiaro con la modella. Ecco una checklist che uso personalmente quando cerco di organizzare uno shooting:
- Outfit: poiché potrebbe essere richiesto, specialmente nei TF o quando è il fotografo a pagare, che la modella porti i vestiti, è utile che questi vengano concordati per evitare che si perda tempo prezioso a rivedere il look durante lo shooting, e che la modella stessa debba portarsi da casa bagagli interi pieni di vestiti che non serviranno e che quindi non userà.
- Luogo, giorno e ora: sembra banale ma conosco tantissima gente che pensa cose tipo “che sarà mai un quarto d’ora di ritardo”. Purtroppo non è così e bisogna subito metterlo in chiaro. Il fotografo, per esempio, potrebbe pagare lo studio in affitto a ore, pertanto quindici minuti di ritardo sono soldi buttati e tempo che non verrà recuperato dopo. Ma senza andare troppo lontano, a me è capitato spesso di scattare in pausa pranzo durante le ore di ufficio e in quelle occasioni, se esco alle 13, dovrò rientrare alle 14, quindi quindici minuti di ritardo significa ridurre il tempo di shooting di un quarto del tempo disponibile.
- Tipo di scatti e tema: una modella non è nulla di diverso da un’attrice sotto moltissimi punti di vista. Spesso, se il fotografo ha un’idea in mente, la pianificazione e il “training” della modella può essere fondamentale per ottenere il miglior risultato possibile. Le modelle, infatti, sono di base delle persone come tutte le altre, con una dignità e un carattere. Chiedere quindi a una ragazza che non ha mai mostrato neppure una spalla, di fare uno shooting boudoir, ammesso che accetti, porterà sicuramente a risultati non ottimali a meno che la modella non sappia cosa le aspetta e si prepari a immedesimarsi in una parte che non è necessariamente il suo carattere. Se per esempio una modella volesse realizzare degli scatti sensuali, è chiaro che le si dovrebbe cercare di suggerire un personaggio di riferimento in cui lei possa immedesimarsi nei giorni precedenti allo shooting. Durante gli scatti si potrà quindi rievocare qualcosa di questo allenamento mentale per cercare di tirare fuori le pose e le espressioni desiderate.
- Uso delle fotografie: non sarebbe carino per una modella fare delle foto che spera di mettere nel suo book salvo poi scoprire che non era previsto. E non è neppure carino che un fotografo realizzi delle foto per poi sentirsi dire dalla modella di rimuoverle dal proprio sito perché non autorizzate. Di conseguenza è importante che tutte le persone coinvolte sappiano che tipo di utilizzo potranno fare delle foto e dell’immagine della persona ritratta, che sia nessuno o pubblicazione illimitata.
Quest’ultimo punto mi porta a un tema molto importante: la liberatoria. In Italia, ma in generale in tutto il mondo, la privacy in fotografia è un problema serio. La liberatoria è la dichiarazione da parte di chi viene ritratto, in cui viene definito cosa può essere usato da chi e in che modo. Erroneamente c’è la convinzione che la liberatoria debba essere un documento controfirmato scritto, ma in realtà è sufficiente qualsiasi strumento che possa attestare che la persona ritratta acconsentiva a un certo uso. Di conseguenza possono essere valide anche degli scambi di messaggi in cui viene chiarita la destinazione d’uso delle foto, un video, una registrazione audio e così via. La cosa importante è che ci siano quanti più dettagli possibili, per esempio la data della sessione fotografica, i nomi delle persone coinvolte, l’uso delle foto ed eventuali limiti. Per esempio, scriversi in una chat che le foto potranno essere pubblicate sul blog, può essere parte di una liberatoria. Al momento, per la legge italiana, l’autorizzazione all’uso dell’immagine non richiede una particolare e specifica forma scritta ma, come già suggerito, una forma di dimostrazione che la persona presente nelle foto, abbia acconsentito a un certo utilizzo.
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