QuickTips: consigli sul workflow per uno scatto da #FoodPorn

Pubblicato da C.A.Hung il

Partendo dal presupposto che non esiste un workflow che vada bene per tutti, vorrei condividere qualcuno dei passi che seguo personalmente quando fotografo del cibo, insieme a qualche suggerimento su come migliorare in questo genere.

Workflow è un termine inglese che significa letteralmente flusso di lavoro e rappresenta i passi che fa ciascuno di noi per preparare una foto per il suo scopo finale. Anche gli instagramers hanno un loro workflow, banale o complesso che sia, e non sono necessari una reflex o un costoso kit di post-produzione. Infatti alcune persone sono già contenti con un flusso che prevede solo due passi: 1) scattare con lo smartphone, 2) applicare un filtro di Instagram.

Tuttavia fotografare il cibo non è sempre semplice e basta veramente poco per cambiare radicalmente il risultato. Ovviamente avere in mano una reflex è sicuramente più utile per superare degli ostacoli che possono rendere la realizzazione di una foto più difficile, ma ciò che fa la foto è sempre e comunque il fotografo e il suo occhio e non il mezzo che usa.

Per rendere l’idea di come possa cambiare totalmente il risultato a seconda del workflow e di come questo includa la cura dei dettagli, basta osservare le seguenti due foto:

Tortino di cipolleQuesta fotografia è stata scattata sotto la luce di un lampadario a luce fredda, tipico di una stanza di casa o di un ristorante illuminato senza particolari “effetti speciali”. Una foto così potrebbe sembrare tecnicamente buona e sicuramente migliore di moltissime foto di cibo che girano sui social, tuttavia il risultato non è evidentemente il migliore possibile. Perchè? Per via dell’artificiosità della luce. Quando si fotografa il cibo si dovrebbe tentare di usare solo la luce naturale (al massimo usando riflettori e pannelli per modificarla q.b.) oppure di creare delle condizioni affinché l’illuminazione sia quanto più simile possibile alla luce naturale.

DSC_4002Questa seconda versione è perfettamente identica alla precedente in termini di composizione, inquadratura, profondità di campo, messa a fuoco, ISO e qualunque altro parametro, fatta eccezione per il tempo di esposizione che in questo caso, poiché si tratta di un soggetto immobile e si sta usando un treppiede, è del tutto irrilevante.

Si può notare come in questa seconda immagine la luce si sia spostata di posizione e non provenga più dal soffitto ma quasi lateralmente, con un’angolazione bassa, simile a quella di un’alba o un tramonto, e sia molto più calda, esaltando il verde uniforme del piatto e il contrasto con le cipolle rosse di Tropea.

Tra le due immagini è quindi cambiato solo un piccolo passo, cioè la scelta della luce. Se un solo singolo passo può modificare così tanto il risultato, provate a immaginare cosa significhi scattare senza avere un flusso di lavoro su cui basarsi.

Ecco quindi i passi che ho seguito per realizzare questo scatto:

  1. Preparazione del soggetto principale: cioè isolamento e posizionamento sul piatto, scelta del lato migliore con maggiore contrasto e rimozione delle parti in eccesso per far sì che si vedessero gli ingredienti
  2. Pulizia del piatto: con un panno umido e successivamente con uno asciutto, ho rimosso briciole e residui di cibo attorno al soggetto principale che è la fetta di tortino di cipolle rosse di Tropea.
  3. Decorazione: poiché il soggetto può risultare un po’ “piatto”, come nel caso di un semplice sformato, è necessario aggiungere qualche decorazione che dia carattere al piatto e ne racconti un po’ la storia. In questo caso ho aggiunto del pepe in grani fini per dare un po’ di contrasto, facendolo cadere anche sul piatto pulito, creando quindi una trama ordinata nel suo disordine e infine posto sopra il tortino delle spezie colorate (erba cipollina e foglie di cipolla secche) per attirare l’attenzione sulla crosta.
  4. Composizione: ho scelto una tovaglia di un colore neutro che potesse contrastare e incorniciare il piatto precedentemente scelto per via della tinta unita e di un colore che avrebbero esaltato il tortino. Ho provato vari angoli fino a trovare quello più convincente che lasciasse vedere bene il soggetto, sfocandolo dolcemente sullo sfondo e mi lasciasse spazio per introdurre alcuni elementi di contorno che potessero completare la cornice del soggetto (in questo caso il pepe, la salsa e un bicchiere).
  5. Aggiunta degli elementi significativi: poiché non tutti i piatti permettono all’osservatore di capire cosa c’è dentro, talvolta è necessario aggiungere degli ingredienti crudi che spieghino come è composto il piatto. Questi elementi possono essere usati a loro volta per decorare il piatto, incorniciare il soggetto e dare ancora più carattere all’immagine.
  6. Scelta della luce: poiché lo scatto è stato realizzato a cena, di sera, non ho potuto usare la luce naturale, tuttavia è stato sufficiente utilizzare una luce riflessa dal vetro della finestra e abbastanza diffusa, un treppiede e un tempo di esposizione di qualche secondo, lasciando la stanza quasi al buio. In questo modo sono riuscito a replicare una luce ambientale simile a quella di un brunch o di un pranzo.
  7. Scatto e post-produzione: infine ho realizzato lo scatto e dopo avere verificato sullo schermo della reflex di avere ottenuto il risultato desiderato, ho scaricato la foto sul pc e ne ho completato lo sviluppo (in questo caso solo applicazione del profilo di correzione della distorsione dovuta alla lente e qualche piccolo aggiustamento sulla temperatura di colore).

risotto_veganoEcco infine 5 consigli su come migliorare i propri scatti sul cibo:

  • Comprare un treppiede, anche piccolo: il cibo non si muove e quando si è in condizioni di scarsa luce avere la possibilità di gestire liberamente la profondità di campo senza perdere gamma dinamica è un notevole vantaggio.
  • Prepararsi la cena da soli: imparare a cucinare, o almeno conoscerne i fondamentali è il modo migliore per saper apprezzare al meglio la forma in cui il cibo si presenta e soprattutto aiuta a capire come esso si modifica in base al tempo, la temperatura e il contatto con altri cibi.
  • Rendere omaggio al vero protagonista: spesso si è tentati di aggiungere tanti elementi inutili. La verità è che una buona foto di cibo ritrae semplicemente una cosa: il cibo. Preferire stoviglie bianche o neutre, senza trame che possano distrarre o che rischino di avere colori troppo appariscenti. Anche gli accessori al contorno, dalla tovaglia ai bicchieri e le posate, dovrebbero essere usati per incorniciare il soggetto senza mai sovrastarlo. Lo stesso vale per i contorni. Se fotografate il pollo con le patate, ricordate che il pollo è il soggetto e le patate servono solo per incorniciarlo; fateci caso la prossima volta che guardate un libro di ricette.
  • Preferire la luce naturale: anche al ristorante, cercate di sedervi vicino a una finestra o vicino a fonti di luce basse, laterali e diffuse. Cercare di evitare il flash è meglio, almeno finché non si sa esattamente cosa si sta facendo.
  • Godersi il piatto: questo è molto importante perché non tutti possono permettersi il lusso di “sprecare” il cibo. Quello che fotografate, se possibile, mangiatelo.
  • BONUS – Pianificare, pianificare e ancora pianificare: questo non significa che prima di fare uno scatto dovete perdere delle ore. Alcuni tipi di cibo (per esempio un gelato) non aspettano. Tuttavia, se vi si presenta davanti un piatto bellissimo al ristorante, o volete immortalare la cena che state preparando per i vostri amici, non pensate alle foto solo all’ultimo minuto e non realizzatele di fretta fidandovi solo dello strumento che avete in mano. Preparate un workflow anche semplice da usare, come una lista di punti da verificare rapidamente prima di realizzare lo scatto, per esempio che tipo di luce volete usare e come l’avete realizzata in altre occasioni e corrispondenza di quali angoli, oppure controllare se il piatto è pulito, se ci sono imperfezioni, se le decorazioni sono quelle che desiderate e così via. L’importante è non fotografare semplicemente il piatto così com’è ma studiare lo scatto per un tempo ragionevole prima di realizzarlo.