Quanto farsi pagare per un lavoro occasionale?
Non tutti i lavori fotografici vengono svolti da professionisti. Qualche volta può capitare che una persona con particolari capacità tecniche, uno stile unico o semplicemente qualche amico che vuole spendere poco, venga contattato per svolgere un lavoro occasionale. Ho ribadito più volte quanto sia importante che sia un vero lavoro occasionale e non una finta professione mascherata, ma supponendo che sia davvero così, come si sceglie quanto farsi pagare per un lavoro?
Questo è un dilemma che affligge tutti i fotografi occasionali (e spesso anche alcuni professionisti), soprattutto alla prima volta, ma non richiede un approccio diverso da quello di un professionista, anzi è probabilmente anche più facile da risolvere. Infatti se uno che ha una regolare partita iva deve considerare una quantità di costi di gestione che determineranno la sua tariffa oraria o giornaliera di base, un lavoro occasionale ha molte meno variabili in gioco.
Per i lavori occasionali non esiste un tariffario o un prezzo di riferimento, come può invece accadere nella normale concorrenza tra professionisti, tuttavia questo non significa che una prestazione di questo tipo sia meno professionale o più economica per definizione. Addirittura, non è infrequente che una prestazione occasionale, se fatta da un non professionista che ha qualcosa di più di tutti gli altri, possa addirittura costare di più. Tuttavia, mediamente, un lavoratore occasionale costa molto meno di un professionista.
La formula per determinare il proprio prezzo si basa su un concetto molto semplice: copertura dei costi aggiunta a quanto si vuole guadagnare. Ovviamente non è detto che il risultato matematico sia automaticamente accettabile per il cliente. Il calcolo preciso varia da occasione a occasione e tenterò di spiegarlo con un esempio in cui cercherò di includere tutti gli elementi da valutare.
In quanto fotoamatore ho già dell’attrezzatura e partirò dal presupposto che l’ammortamento della stessa o l’acquisto di nuovi oggetti, come gli stessi mezzi di elaborazione non impattino sul prezzo in quanto sarebbero comunque un costo che sosterrei a prescindere dalla prestazione occasionale poiché li userei per coltivare la passione e l’hobby. Allo stesso modo non terrò in considerazione costi fissi di nessun tipo poiché, essendo un’attività di natura occasionale, nessun costo fisso può essere imputabile a tale evento. I costi saranno dunque meramente quelli relativi allo svolgimento della stessa attività. Supponiamo che la prestazione richiesta si debba svolgere dalle 10 alle 16 di un giorno lavorativo in un luogo che si trova a 250 chilometri in auto dalla località dove mi trovo. Ipotizziamo che il lavoro sia di fare un reportage senza particolare post produzione di un evento in cui il prodotto risultante saranno delle foto che il cliente potrà usare per scopi promozionali senza citare la fonte e che saranno da consegnare a pochissime ore dall’ultimo scatto. Infine immaginiamo che poiché per ritornare alla base ed elaborare le immagini si farà più tardi del normale, sarà necessario delegare a un dogsitter la passeggiata serale di Fido. I costi necessari per lo svolgimento della prestazione sarebbero i seguenti:
- Benzina per percorrere 500Km (andata e ritorno)
- Pagamento di pedaggi autostradali
- Usura dell’auto
- Spese per il pranzo
- Tariffa del dogsitter
- Giornata di ferie (in caso di lavoro dipendente) o mancata giornata lavorativa (in caso di lavoro autonomo)
I primi tre costi possono passare inosservati agli occhi di molti, ma possono essere importanti e se non considerati rischiano di erodere o addirittura eliminare il margine. Per fortuna esiste uno strumento pubblicato annualmente che riassume più o meno tutti quei costi: le tabelle ACI. Queste tabelle danno un valore a ogni chilometro percorso dall’auto, tenendo in considerazione benzina, usura e vari altri costi. Una monovolume familiare di piccola cilindrata ha un valore di circa 50 centesimi al chilometro. Esistono numerose guide su come interpretare quei numeri, ma per semplicità usiamo una semplice moltiplicazione: 0,50 * 500 = 250 euro di solo viaggio.
Per quanto riguarda il pranzo diciamo che mi faccio bastare un panino, una bibita e un caffè: 10 euro.
Il dogsitter mi costerà altri 10 euro.
Il calcolo del mancato giorno lavorativo può essere semplice o complesso perché dipende dalla propria prima professione. In alcuni casi il giorno do ferie ha in valore quantificabile. Questo è un costo perché se non avessi usato quel giorno di ferie, al termine del mio rapporto di lavoro mi sarebbe stato pagato quasi o più di un giorno lavorativo. Di conseguenza, bisogna anche calcolare quanto si guadagna al giorno. Fortunatamente non è difficile perché poiché sul reddito totale ci saranno da considerare le tasse, sarà sufficiente fare un calcolo lordo. Se il mio reddito da dipendente fosse di 24 mila euro lordi all’anno, per avere un’idea approssimativa ma abbastanza vicina, mi basterebbe calcolare: 24.000 / 12 mesi / 21 giorni lavorativi al mese = 95 euro circa.
Se è vero che al netto delle tasse i 95 euro sarebbero meno, è anche vero che alla cifra totale che verrà corrisposta per il lavoro andranno sottratti il 20% di ritenuta d’acconto. Inoltre l’80% rimanente avrà una trattenuta irpef mediamente tra il 23% e il 27% a seconda delle aliquote dell’anno in corso. Quindi questa cifra si può considerare per intero.
Un libero professionista potrebbe fare lo stesso tipo di calcolo, considerando il fatturato lordo dell’anno precedente come equivalente a una retribuzione annua lorda. Questo sempre per semplificare restando abbastanza realistici.
Abbiamo quindi un totale di 250 + 10 + 10 + 95 = 365 euro di soli costi. Adesso dobbiamo aggiungere il valore del nostro lavoro. Questo è più complicato perché dipende da quanto vogliamo guadagnare e dal valore effettivo del nostro lavoro rispetto al mercato (lo so, avevo detto che per l’occasionale il prezzo di mercato non conta, ma può essere un buon riferimento).
Suppongo di voler guadagnare 5 euro all’ora, dunque al lordo delle tasse e dell’irpef con 10 euro come tariffa oraria dovrei cavarmela. Essendo necessarie 6 ore sul campo e 2 di elaborazione, sono altri 80 euro che sommati ai costi faranno un totale di 445 euro.
Attenzione, questo numero è legato a questo esempio e non è un tariffa assoluta. Inoltre la ritenuta e le tasse si pagano sul totale e non solo sugli 80 euro di margine lordo.
Fatto questo conto sopraggiungono le ultime considerazioni: sono disposto a impiegare il mio tempo per un guadagno pari a quanto calcolato? Questa risposta non posso darla io. Ci sarà sicuramente chi vuole sfruttare quell’occasione e magari è anche disposto ad andarci a perdere, tuttavia un conto del genere permetterebbe di quantificare l’investimento. Altri potrebbero voler lavorare gratis per amicizia, ma facendo questi conti saprebbero quanto chiedere per non rimetterci. Infine, chi ci vuole guadagnare, avrà modo di commisurare il suo prezzo allo sforzo e al mercato.
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