Modelle: ritocco si o ritocco no?
Oggi entra in vigore effettivamente una legge francese che obbliga chi pubblica immagini commerciali, per esempio per scopi pubblicitari, a indicare chiaramente se la persona ritratta è stata ritoccata per apparire più magra o più grassa. La legge è piuttosto lasca perché non include, per esempio, modifiche più strutturate come colore dei capelli, forma degli occhi, lunghezza delle gambe e così via, ma ovviamente da inizio a una serie di casi che saranno dettati più dal buon senso che da un fattore tecnico. Infatti, per esempio, allungare le gambe può far apparire la modella più magra, senza però averne effettivamente cambiato la dimensione dei fianchi e delle spalle. Insomma, ci sarà da discutere.
Questo ha un impatto anche sui fotografi. Infatti, chi vuole vendere immagini su un mercato globale, per esempio attraverso dei siti di microstock, sarà obbligato a indicare chiaramente se ha modificato il corpo del modello o della modella, altrimenti la sua immagine verrà esclusa dal servizio il quale si deve tutelare da queste leggi, fornendo ai suoi clienti tutte le indicazioni del caso. Questo ovviamente è vero anche per tutte le immagini già caricate. Pensate dunque al lavoro che dovrà affrontare un fotografo specializzato in ritratti stock. Non vorrei essere nei suoi panni. Questo evento ricorda quanto sia importante per i professionisti che generano grandi quantità di immagini, l’uso di un software di catalogazione che permetta di aggiungere metadati e informazioni come questa che è bene non vadano perse (oltre all’uso dell’editing non distruttivo).
Le conseguenze di questa legge, al momento limitata alla sola Francia, non sono così ristrette. Per esempio, come spiegato nel paragrafo precedente, questo rende ancora più difficile vendere immagini sul microstock, impresa già abbastanza ardua. Ma questo è il frutto di battaglie sempre più rumorose riguardo all’effetto che hanno le immagini “perfette” con cui le persone “normali” vengono bombardate (le virgolette sulle parole “perfette” e “normali” sono d’obbligo). Infatti è indubbio che i seni tondi, sodi, grossi e perfetti di una top model in copertina possano creare complessi di inferiorità a una ragazza comune, anche se fisicamente ben messa. Diversi studi hanno dimostrato che i feed di vari social come Instagram o Snapchat, sempre più invasi da risultati di app capaci di eliminare ogni difetto fisico, dai brufoli ai chili di troppo, contribuiscono notevolmente allo stato di infelicità di molti adolescenti fino ad arrivare in casi estremi a causare veri casi di depressione (articolo in inglese).
Ma al di là di questo c’è da dire anche che per i fotografi, le modelle e chi deve vendere prodotti, un piccolo aiutino per togliere un’imperfezione che non sarebbe stata lì se la persona fosse stata al meglio della sua forma (l’esempio classico è un brufolo), il fotoritocco è sacrosanto.
Insomma si tratta quindi sempre di una lotta in cui non c’è un confine netto e dove il buonsenso varia a seconda dei punti di vista. Oggi però, arriva la Francia a prendere un minimo di posizione al riguardo. Altri hanno preso le difese del #NoFilter, come Beyoncé che nel 2013 impose ad H&M che le sue foto usate per la campagna pubblicitaria non fossero ritoccate in alcun modo. Forse in quel caso c’era anche una certa scelta commerciale e di marketing per dare più eco alla campagna del brand, anche se nessuno probabilmente confermerà la cosa.
Dunque è giusto o no ritoccare il corpo di una modella? Quali sono i limiti del buon senso e quali invece è giusto o accettabile che vengano imposti per legge?
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