Hai scattato tantissime doppie esposizioni e non lo sapevi…

Pubblicato da C.A.Hung il

Il flash è uno strumento davvero utile e soprattutto per imparare a usarlo bene è necessario conoscere abbastanza bene il modo in cui funziona la luce e come impressiona il sensore o la pellicola. Già prima del digitale, molti fotografi si dilettavano con la doppia esposizione. Si parla di doppia esposizione quando si uniscono due impressioni luminose sullo stesso supporto, formando un’unica foto. Sulla pellicola questo processo doveva essere compiuto quasi completamente prima di iniziare qualsiasi sviluppo mentre con il digitale la cosa è cambiata leggermente perché in effetti, tecnicamente parlando, per fare una doppia esposizione è sufficiente usare due livelli con opacità al 50% ciascuno.

In questo articolo non voglio parlare della doppia esposizione fatta in post produzione, ma di un tipo di doppia esposizione che quasi tutti abbiamo fatto senza neppure rendercene conto: una qualsiasi foto con il flash.

Infatti, sempre tecnicamente parlando, qualsiasi foto fatta con uno o più flash è il risultato di una esposizione multipla. Analizzando ciò che accade durante uno scatto con il flash, è possibile notare come il sensore venga colpito da due sorgenti di luce in due momenti fondamentalmente diversi: la luce ambientale e la luce artificiale. La prima obiezione potrebbe essere relativa al fatto che questa foto sia in effetti il risultato della somma delle due foto, ma in realtà le due esposizioni sono praticamente indipendenti, quindi si può parlare effettivamente di doppia esposizioni.

Entrando più nel dettaglio, le due esposizioni sono indipendenti nel senso che si possono controllare in maniera quasi del tutto separata. Infatti, fissati ISO e di apertura del diaframma, la quantità di luce ambientale dipenderà solo dal tempo di esposizione, ma l’intensità di quella del flash non ne sarà affetta. Ciò accade, come spiegato nell’articolo sulla sincronizzazione ad alta velocità, perché la durata del lampo del flash sarà molto più bassa del tempo in cui l’otturatore rimarrà aperto, mantenendo di fatto inalterata la quantità di luce che colpirà il sensore. Pertanto sarà possibile modificare quanto la luce ambientale inciderà sulla foto in base al tempo di esposizione, mentre si potrà controllare la luce che illumina il soggetto principale cambiando la potenza del flash. Invece, modificando l’apertura del diaframma o la sensibilità, si modificheranno proporzionalmente entrambe le esposizioni.

Le foto seguenti mostrano in sequenza una serie di scatti fatti rispettivamente con sola luce ambientale (f/5, 1/100s, ISO 200)

CSC_5604

ancora solo luce ambientale ma tempo raddoppiato (f/5, 1/150s, ISO 200)

CSC_5605

sempre la foto originale ma con aggiunta del flash (f/5, 1/100s, ISO 200)

CSC_5603

la foto sempre con il flash ma con il tempo di esposizione raddoppiato (f/5, 1/50s, ISO 200)

CSC_5606

e infine la stessa foto con flash ma con apertura del diaframma aumentata (f/2.8, 1/100s, ISO 200)

CSC_5602

Una volta compresi questi fondamentali del flash ci si può sbizzarrire nelle più creative forme di doppia esposizione, per esempio creando effetti di movimento uniti a soggetti perfettamente congelati nel tempo grazie all’uso del rear flash.
Scommetto che la prossima volta che userete un flash lo vedrete con occhi diversi.


1 commento

Stefano · 23/07/2016 alle 10:04

Sono concetti spesso sottovalutati o mai approfonditi anche da persone più “esperte” . Hai fatto bene a scrivere questo semplice ma utile articolo.

Lascia un commento