Ecco perché non pubblicare le foto dei propri figli (e di quelli degli altri)
Recentemente ho pubblicato un’applicazione gratuita per Android che ho sviluppato per aiutare mia moglie (e anche me) a gestire il diario delle poppate dei miei due bimbi (disponibile su PlayStore qui). Questo evento mi ha fatto riflettere su un tema sempre molto delicato che riguarda le foto dei bambini e i social network.
Guardandomi intorno vedo tantissime foto pubblicate su diverse piattaforme che ritraggono bambini e, in generale, minori. Facebook ne è piena, alla ricerca forse dell’approvazione o del compiacimento, ma anche Flickr, 500px, Instagram e così via dicendo.
Che cosa spinge le persone a condividere le foto dei propri bambini con il mondo intero? Le risposte che ho ricevuto sono sempre piuttosto vaghe e chi ha le idee un po’ più chiare dice di farlo per mostrare i progressi della propria prole (di cui vanno orgogliosissimi) ad amici e parenti lontani. Questa è effettivamente una motivazione più che valida, tuttavia bisognerebbe avere cognizione di che strumento usare per far fronte a questo requisito.
Non c’è storia, per quanto esistano regole di privacy e di protezione, pubblicare una foto su un social network come Facebook o Instagram la butta inevitabilmente nella mischia pubblica. Partendo dal presupposto che una foto su Facebook è pubblica per definizione (appendice per chi vuole approfondire in fondo al post), anche lasciando da parte i tecnicismi, quando si condivide qualcosa su un social network, si sta inserendo un contenuto in una piattaforma di condivisione. Ciò significa che A condivide con B (dicendogli, “mi raccomando, non farlo vedere a nessuno), ma B ovviamente lo condivide con C (sempre con la stessa raccomandazione) che lo fa vedere a D, che innamorato della foto, la scarica e la manda via mail a mezzo mondo. Questa è la realtà del digitale e delle reti sociali.
In primis parliamo di come si possono condividere in maniera più sicura le foto con le persone giuste: usando servizi di condivisione appositi e non usando social network che sono, per loro natura, delle piattaforme di pubblicazione che spingono i contenuti (e gli utenti) a raggiungere il maggior numero di “spettatori”. Le foto andrebbero condivise con sistemi che siano protetti e dedicati allo scopo, come per esempio Google Drive, DropBox, OneDrive, etc. Questi sistemi consentono di caricare delle foto e di darne accesso solo a chi ne conosca il link (matematicamente parlando è studiato per essere praticamente impossibile da indovinare) o che siano autorizzati dal diretto interessato. Chiaro, anche questi sistemi sono sulle nuvole e possono subire attacchi informatici causando la fuoriuscita di dati… ma davvero qualcuno dovrebbe assoldare un costosissimo hacker per rubare le foto dei vostri bambini? Vogliamo confrontare la probabilità che ciò accada con il fatto che un lontano parente metta (senza sapere come funziona Facebook) la foto di tuo figlio come profilo pubblico?
Dato quindi questo veloce suggerimento su come condividere le foto solo con i diretti interessati, ecco una lista di motivi per cui, a mio avviso, non andrebbero mai pubblicate le foto dei propri bambini e neppure quelle degli altri.
- In quanto genitore sei tutore della loro privacy. Se pubblichi le loro foto stai dando via un bene preziosissimo che loro non possono ancora proteggere ne gestire. Vuoi davvero prenderti questa libertà e toglierla ai tuoi figli o a quelli degli altri?
- Le foto condivise e poi “rubate” dai vari siti, potrebbero finire in chissà quale giro commerciale. Ti piacerebbe vedere che qualcuno venda delle tazze con su stampata la faccia buffa che ha fatto tuo figlio durante la sua prima pappa? Oppure vorresti davvero vedere un meme virale girare su Facebook con tutte le possibili vignette disegnate sulla testa del tuo bimbo?
- Molti social network geolocalizzano le foto che pubblichi, soprattutto quelle fatte direttamente con il cellulare che registra la posizione precisa in latitudine e longitudine. Vuoi davvero che in giro sappiano tutti (o in tanti) dove tuo figlio gioca a calcetto, dove va a nuotare, dove va a scuola, con chi esce e che strada fa per arrivare a casa?
- L’infanzia è un periodo che potrebbe caratterizzare anche la vita da adulti. Sei sicuro che un giorno tuo figlio ti ringrazierà per aver fatto sapere a tutti le varie cose “buffe” che aveva la mania di fare?
- Una volta “buttata la foto nella mischia” non puoi sapere a chi andrà a finire. Non ti sfiora neppure l’idea che qualche persona di dubbia eticità possa avere pensieri strani guardando le foto dei tuoi pargoli? Spero questa possa bastare…
Smettendo per un attimo di fare terrorismo, non è che non si possano pubblicare del tutto le foto dei propri “gioielli”, tuttavia è necessario farlo con una certa parsimonia. Per esempio, pubblicare foto di dettagli, si possono raccontare momenti significativi senza bisogno di mostrare immagini pericolose o compromettenti.
Detto ciò, fotografare queste dolci creature è bellissimo e molto difficile. I bambini infatti non stanno mai fermi e non sono dei soggetti tipicamente capaci di “fingere” un sorriso, tuttavia sono capaci di espressioni naturali che potrebbero fare la felicità di qualsiasi fotografo, specialmente se si tratta di un genitore. Ecco quindi alcuni consigli su come fotografare i bambini:
- Non usare il flash: non perché danneggi la retina (anche se gli studi suggeriscono di attendere almeno un paio di mesi), ma perché i bambini sono creature innocenti e ingenue e il flash può spaventarli, distrarli o semplicemente fargli perdere la loro naturalezza.
- Alzare le ISO e usare la massima apertura del diaframma possibile: i bambini si muovono tanto. Di solito un tempo di scatto superiore a 1/60 di secondo fa già venire una foto mossa quindi si ha un vincolo non indifferente nelle impostazioni dei parametri.
- Se possibile, a meno che non si tratti di una foto classica di fronte a una torta, non attirate la loro attenzione, ma godetevi la loro naturalezza. State pur certi che noterete una grandissima differenza tra un sorriso “cercato” e uno naturale.
- Per bambini più grandi, non fategli capire che volete fotografarli, ma fateli giocare. Teneteli occupati con delle attività che loro possano interpretare come qualcosa di divertente. Per esempio, invitateli a mettersi in cerchio e saltarvi attorno mentre li riprendete con un bellissimo fisheye.
- Usate la loro prospettiva: i bambini sono piccoli rispetto agli adulti, sia fisicamente che nel modo di guardare il mondo. Fotografare i bambini dal loro punto di vista può creare delle prospettive completamente diverse e magiche. Usare un grandangolare da mettere vicino alla testa per creare l’effetto testone può risultare molto divertente con un bambino.
Piccola nota tecnica: perchè le foto su Facebook sono (ad oggi) per definizione pubbliche? Qualunque contenuto multimediale caricato su Facebook viene distribuito da una CDN (Content Delivery Network) che gli permette di rispondere ai milioni di utenti che contemporaneamente usano il sito. Per far fronte a questo tipo di architettura, Facebook è costretta a generare una url “pubblica” di ciascun contenuto. La url non è facilmente indovinabile, più o meno come quella dei servizi cloud di cui parlavo prima, tuttavia l’utente non ha alcun controllo su di essa. Il risultato è che se una persona condivide una foto su facebook con me, io posso prendere quel link e condividerlo senza il suo permesso e senza alcun controllo di autenticazione (ergo anche un utente non registrato a Facebook potrebbe vedere quella foto, cosa normalmente non possibile sugli altri servizi se opportunamente usati). Inoltre Facebook è una piattaforma piena di app e non un sistema dedicato alla condivisione sul cloud. Si sa che le app di Facebook si spargono come virus… e alle volte sono dei veri virus… e se tra le persone a cui ho condiviso la mia foto ci fosse qualcuno con una app di Facebook che prende tutto ciò che faccio e lo ri-condivide (non è un caso raro, e.g. Re-Post)?
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