Consigli per un workflow digitale professionale

Pubblicato da C.A.Hung il

AttrezzaturaQuando ci si dedica alla fotografia con molta passione, è normale immaginare come potrebbe essere praticarla a livello professionale. Ci sono molte vie per diventare professionisti, alcune più semplici ma magari meno remunerative e altre più classiche e impagnative ma sicuramente più adatte a farne l’attività principale. Su suggerimento di Guido, vorrei quindi provare a mettere insieme una serie di consigli su come avviarsi a quello che è un “workflow”, cioè un flusso di lavoro, professionale e su quali strumenti concentrarsi.

Valutare quanto investire

Innanzi tutto è importante sapersi limitare e non partire subito in quarta con acquisti compulsivi. Il materiale che si deve possedere per un flusso professionale è meno di quel che si pensa. Inoltre è importante pianificare con cura quello che dovrà essere il budget, o si rischierà di spendere più di quanto si guadagni e ovviamente ciò può andare bene per gli appassionati ma è assolutamente impossibile per un professionista che, per quanto possa essere bravo, se non avesse un guadagno sarebbe destinato al fallimento. In quest’ottica bisogna quindi considerare nei costi tutti gli oneri fissi e le tasse di un qualunque libero professionista. Queste spese non direttamente legate alla professione del fotografo, potrebbero limitare notevolmente il budget a disposizione per l’acquisto dell’attrezzatura. Tuttavia è importante avere gli strumenti giusti, senza i quali è impossibile fornire un servizio che un cliente sia disposto a pagare profumatamente. La regola dovrebbe essere non spendere mai più di quanto si guadagna e per fare ciò è necessario provare a fare un’esercizio di calcolo di quanto si immagina di poter guadagnare nelle tre situazioni principali: se gli affari vanno in maniera mediocre, se sono nella media o se vanno a gonfie vele. Per fare ciò è necessario studiare il mercato e dunque parlare con altri professionisti del settore, studiare su internet e provare anche a girare come “clienti”, chiedendo preventivi e valutando la qualità relativa al prezzo. Per fare qualche esempio concreto, se si decidesse di lavorare principalmente con eventi, per esempio matrimoni, sarebbe facile sapere un po’ di prezzi in giro ma sarebbe più complicato valutare quanto ci costa in termini di tempo e attrezzatura, prepararci per entrare in quel mercato. Se invece si volesse lavorare nel mondo del microstock, cioè foto vendute su internet a basso prezzo, allora la cosa sarebbe completamente diversa.

Uscire dalla comfort zone

Al giorno d’oggi, data l’enorme diffusione della fotografia e la sua incremetata accessibilità, è impossibile per un fotografo limitarsi a fare solo gli scatti. Un fotografo deve necessariamente includere nel suo workflow e nei suoi servizi, vari generi e la capacità di affrontare tutte le fasi che vanno dalla pianificazione e l’analisi dei bisogni del cliente a quella che è la realizzazione e la capitalizzazione finale. Per esempio, un fotografo professionista che si occupa principalmente di book per modelle e modelli non potrebbe prescindere dall’essere in grado di fare post-processing e produrre un risultato immediatamente utilizzabile dal proprio cliente.

Attrezzatura fondamentale

A differenza di quanto si possa immaginare, possedere una reflex all’ultimo grido non è un requisito fondamentale. Bisogna sicuramente avere una buona reflex con cui praticare costantemente e studiare, tuttavia un fotografo professionista passa solo poco tempo di tutto il workflow dietro l’obiettivo. Considerando che le fotocamere e gli obiettivi sono molto costosi sia in termini di acquisto che di manutenzione ed evoluzione, è possibile valutare, soprattutto all’inzio, di affittare l’attrezzatura “extra” fintanto che non si abbia raggiunto un ritorno sull’investimento tale da giustificarne l’acquisto. Facendo diversamente, si rischierebbe di acquistare qualcosa di meno potente a causa di un budget limitato, e che in breve potrebbe essere obsoleto o non più adeguato. Bisogna quindi munirsi sicuramente di attrezzatura base con cui poter svolgere il proprio lavoro, ma non è necessario acquistare maniacalmente tutto ciò che potrebbe servire. Luci, flash, un secondo corpo macchina e obiettivi costosissimi ma molto specifici possono essere presi in affitto e inclusi nel costo del servizio svolto al cliente. Chiaramente ci sarà un margine inferiore all’inizio, ma almeno la perdita in caso di fallimento, sarà inferiore.

Diventa invece fondamentale concentrarsi su altri tipi di strumenti. Gli obiettivi sono sicuramente più longevi e rappresentano qualcosa di molto importante per la qualità delle fotografia. Di conseguenza potrebbero essere il primo punto in cui investire. Tra l’altro, se trattati in maniera consona, gli obiettivi non perdono molto valore e si possono sempre rivendere nel mercato dell’usato limitando la perdita. Ciò di cui non si può fare a meno è invece una workstation per l’archiviazione e l’elaborazione delle fotografie:

Il Monitor

Per poter lavorare velocemente e con qualità,  è necessario acquistare monitor grandi, ad alta risoluzione e che permettano di calibrare anche il più piccolo dei parametri, dal contrasto alla saturazione alla luminosità, alla retroilluminazione etc. Risulta importantissimo che siano dei monitor di alta qualità e dimensione generalmente superiore alla norma. Il motivo è che quando si elabora una foto e la si sviluppa, è spesso necessario poter lavorare al dettaglio di alcuni pixel ma nel contempo verificare che le modifiche non abbiano impatti negativi sul resto dell’immagine. Per poter fare ciò bisogna quindi dotarsi di monitor grandi (in termini di dimensioni) e ad alta risoluzione in modo da poter guardare l’intera immagine mentre si lavora anche solo su una porzione di essa. Un’altra soluzione è quella di acquistare due monitor (sempre grandi e sempre ad alta risoluzione) in modo da poter suddividere gli strumenti di lavoro in due zone, una di controllo e una operativa. Un’altra cosa importante è che il monitor abbia una frequenza di refresh con una buona configurabilità. Un fotografo infatti dovrà passare molto tempo (più di un classico videoterminalista) di fronte al monitor e quindi è importante che il suo strumento principale e più importante di tutti, cioè la vista, sia trattato al meglio.

Una volta acquistati i due monitor super potenti, sarà necessario calibrarli in modo che siano capaci di riprodurre fedelmente le fotografie così come ci aspettiamo di vederle sulla carta stampata di un album o sul banner principale di un sito web. Per fare ciò ci sono si può andare a “naso” cioè provare a modificare le impostazioni fino a che, guidati dall’esperienza, non si ottengano dei risultati ottimali e a quel punto annotarli da qualche parte. Ovviamente ogni tipo di “output” avrà impostazioni diverse. Inoltre i monitor si deteriorano col tempo e quindi i valori di contrasto, saturazione, luminosità, varieranno col tempo a parità di numerello indicato nelle impostazioni. Come fare dunque per essere sicuri di lavorare sempre sulle impostazioni ottimali? Esistono degli strumenti di calibrazione automatica che si appoggiano sullo schermo e forniscono le impostazioni corrette per un dato output (e.g. schermo retina di un tablet, carta lucida, etc). Uno di questi (e anche tra i più diffusi tra i professionisti) è Spyder di Datacolor. Nelle versioni più avanzate, questi possono anche memorizzare varie impostazioni e si possono ottimizzare per i vari output. Il software di questi strumenti sarà in grado di interagire sia con Windows che con Mac e modificare automaticamente le impostazioni del monitor.

Le immagini raw possono avere profondità anche superiori a 16 bit, pertanto è importante scegliere un monitor che sia in grado di riprodurre fedelmente tutta la gamma dinamica dei colori disponibili e, come già anticipato, avere schede grafiche in grado di fornire tutto il necessario affinché lo schermo possa essere fedele all’originale.

L’uso di un monitor calibrato è fondamentale per evitare di non accorgersi di artefatti grafici dovuti, per esempio, alla compressione del file o a errori umani di elaborazione. Molti di questi artefatti non sono visibili con i monitor più comuni. Infine bisogno assicurarsi che il monitor sia capace di mantenere nel tempo la capacità di riprodurre fedelmente i colori. Inoltre è altrettanto importante che la scheda grafica del computer a cui vengono collegati sia in grado di fornire le giuste informazioni al monitor, quindi accontentarsi di una scheda “integrata” priva di particolari capacità dedicate potrebbe essere limitante. I dispositivi Apple di solito sono molto attenti a questi dettagli ed è per questo che molti fotografi e grafici li preferiscono, tuttavia sono spesso più costosi di quanto non lo sia una versione equivalente PC studiata ad hoc. Il problema nel secondo caso è il tempo e la competenza necessari per assemblare il tutto.

Il software

Se si lavora come professionisti, non si può prescindere dallo scattare in Raw. Ciò significa che bisogna dotarsi di software che siano in grado di leggere i formati grezzi e ne permettano lo sviluppo in maniera rapida, intuitiva e completa. Questi aspetti sono fondamentali perché se è accettabile per un fotoamatore, impiegare 6 ore a elaborare una singola foto e spenderne 3 di queste nelle varie transizioni macchinose di un software, per un professionista questo è fuori discussione. A un matrimonio, si potrebbero aver scattato centinaia e centinaia di foto e bisognerà quindi poterle elaborare il più velocemente possibile e, in alcuni casi, anche applicare dei filtri e dei parametri a gruppi di foto contemporaneamente. Per questo motivo è possibile sicuramente provare con software gratuiti e open source, tuttavia è molto difficile avvicinarsi alla qualità e all’intuitività (almeno per chi ci lavora) di programmi commerciali come Photoshop o Lightroom di Adobe. Si tratta sicuramente di programmi costosi, anche se ultimamente, proprio la Adobe, ha sviluppato un programma di “Software as a Service”, cioè licenze pagate come abbonamento che può essere disdetto quando non più necessario e che non ha un costo eccessivo.

Il software è anche fondamentale per quanto riguarda l’archiviazione. Bisogna infatti essere in grado di conservare e ritrovare velocemente tutte le foto di un servizio per ogni evenienza. Software come Lightroom sono, per esempio, in grado di associare anche ai file Raw, valutazioni, etichette di colore, tags e keywords, in modo da poter organizzare tutto al meglio e poter trovare le foto sia in base a parametri e criteri automatici, come data, formato, macchina fotografica, obiettivo, etc (in generale tutto ciò che viene scritto nei metadati IPTC/EXIF) sia su parametri personalizzati, come valutazione, correzioni, descrizioni etc.

Archiviazione delle foto

Ovviamente, il software da solo non basta. Bisogna fornirsi di tanti, tanti, tanti… tantissimi Gigabyte di spazio. Scattare tante foto e tutte in Raw, affiancandole alle varie versioni di sviluppo poi esportate in formati Tiff, Png, Jpeg e così via, occupa tanto spazio. Sarà quindi necessario dotarsi di hard disk capienti dove archiviare il tutto. Inoltre è consigliabile utilizzare due tipologie di dischi differenti: hard disk magnetici per l’archivio e dischi a stato solido per i progetti attivi. I primi sono più lenti ma sono molto più economici e capienti, i secondi sono costosi ma permettono di leggere e scrivere file di grandi dimensioni in maniera anche oltre dieci volte più rapidamente che i dischi convenzionali. Quando si devono applicare modifiche (e quindi salvataggi su disco) a trecento foto, avere un disco molto veloce aiuta a non diventare più vecchi a ogni lavoro che si svolge. Inoltre, se si stima di utilizzare XGB di spazio per le foto, sarà necessario acquistarne almeno 2X… perché? La risposta è backup: immaginate che si guasti il disco dove avevate messo le foto dell’ultimo matrimonio a cui avete lavorato… cosa fate? Chiedete agli sposi di ripetere la cerimonia?

Infine è importantissimo avere degli account di spazio cloud. Ormai il web è pieno di servizi che forniscono molto spazio anche gratuitamente: Google Drive, DropBox, Amazon, Apple iCloud, Microsoft OneDrive, etc. L’utilizzo di questi servizi permette di creare dei backup sia per poter condividere immediatamente e in modo sicuro delle anteprime del vostro lavoro con il cliente, senza dovergli necessariamente chiedere di passare dal vostro studio (o peggio, andare voi da lui).

Accessori

Si chiamano accessori, ma spesso sono fondamentali. Per esempio, l’uso di un esposimetro fotografico (tipicamente tra i 150€ e i 500€) è importantissimo per un fotografo per evitare di perdere molto tempo nella ricerca dei parametri più corretti. Per quanto riguarda lo sviluppo e l’elaborazione delle foto, è importante avere mouse ergonomici e precisi da affiancare con una tavoletta grafica. Queste ultime sono utilissimi dispositivi in grado di “sostituirsi” al mouse attraverso l’uso di una penna o un pennarello. Chiaramente poter utilizzare una penna darà una precisione di gran lunga superiore nel fotoritocco rispetto a un mouse (per quanto preciso possa essere). Il movimento sarà infatti molto più controllato e naturale. Inoltre le tavolette grafiche permettono di lavorare non soltanto in 2 dimensioni, come il normale mouse, ma in 3. Esse infatti sono capaci di rilevare la pressione e quindi aumentare o diminuire il tratto del pennello o dell’area da ritoccare in base al “peso” della mano. Una tavoletta grafica di buon livello (io per esempio uso una Wacomm Intuos 4) non ha un costo eccessivo e può rendere molto più fluido il fotoritocco di livello professionale. Alcune tra le più avanzate e costose permettono addirittura di lavorare sulla tavoletta come se fosse un monitor, permettendo quindi di ritoccare direttamente sull’immagine con la massima precisione (quelle normali sono difficili da usare perché si deve guardare il monitor e non la mano mentre si disegna). Chiaramente le tavolette grafiche non si sostuiscono a un monitor per via di quanto detto prima e, viceversa, i monitor anche se touchscreen, non possono diventare delle tavolette grafiche per via della mancanza della sensibilità di pressione.

Altri accessori utili per un workflow professionale sono i moduli wifi o le schede di memoria SD WiFi (descritte qui), insieme a un tablet o a un laptop leggero. Questo vi permetterà di mostrare subito dei risultati al cliente (per esempio una modella) o di iniziare delle elaborazioni, ma soprattutto renderà possibile vedere in anteprima il risultato di uno scatto su di un monitor ben più grande del comune LCD della fotocamera. Un altro accessorio fondamentale per un professionista è, di solito, il flash. Tra le cose più importanti per il flash c’è sicuramente la capacità di scattare in raffica e il tempo di recupero ma su questo tipo di dispositivo è probabilmente necessario spendere più di un paragrafo.

Chiaramente un professionista valuta tutti i possibile accessori capendo bene quali gli siano fondamentali e quali no. Nell’elenco si potrebbero mettere luci, riflettori, treppiedi, fondali, ombrelli, cavi per lo scatto remoto, trigger per flash esterni e chi più ne ha più ne metta. Nel tempo cercherò di coprire tutti questi accessori per dare maggiori informazioni utili a scegliere se un accessorio sia da compare o si possa farne a meno. Nel frattempo, se qualcuno volesse parlare di un particolare accessorio, i commenti sono aperti… 🙂


4 commenti

Guido · 20/07/2014 alle 10:32

Tra i software dei elaborazione dei file RAW fratuiti, ti segnalo DarkTable sempre che tu non lo conosca già. Non è ai livelli di lightroom, ma quasi (a quanto dicono chi ha fatto test incrociati), almeno in molti parametri.

Ottimo articolo. Sullo schermo mi permetto di aggiungere un altro piccolo dettaglio. Un monitor professionale ha un’altra caratteristica, fondamentale: mantiene la stessa luminosità e saturazione a prescindere dall’angolazione con cui lo si guarda. Per avere un controllo pieno di ciò su cui stiamo lavorando, sarebbe un dettaglio fondamentale. Dico sarebbe, visto che il mio monitor è tutto tranne che professionale 😀

    C.A.Hung · 20/07/2014 alle 19:17

    Non conosco DarkTable (o meglio, solo di nome, ma avendo approfittanto tempo fa di uno scontissimo su Lightroom, diciamo che ho deciso di fare questo investimento :P). In ogni caso lo proverò anche per averne un’idea e saperne parlare. La cosa sicuramente più importante per me sarebbe la capacità di sviluppare i raw, ma anche la parte di catalogazione non è secondaria. Finora ho visto fare cose ad Adobe Camera Raw che onestamente non ho trovato da nessun’altra parte… per capirci, sui raw della Nikon, Adobe Camera Raw, funziona molto meglio persino del software della Nikon stessa View-NX.
    Riguardo all’angolo di visione del monitor è effettivamente un dettaglio importante che avevo dimenticato di citare. Hai fatto bene a ricordarlo.

Guido · 21/07/2014 alle 14:33

Credo che la superiorità tecnica Adobe sul fronte della grafica sia un dato di fatto, non discutibile. Il punto è capire se le alternative permettono un lavoro comunque professionale o semi-professionale. Gimp, per fare un esempio non pemette di fare un certo tipo di lavori (che io sappia non lavora neanche a 16 bit). Al contrario l’elaborazione dei Raw su Darktable è superiore a RawTherapee (o come si scrive) ed altri concorrenti open, ed ha una flessibilità di utilizzo notevole. La maggior parte delle foto sul mio Flickr sono elaborate con DarkTable e per le mie esigenze attuali è decisamente più che ottimale.

    C.A.Hung · 22/07/2014 alle 11:57

    Non è semplice rispondere alla tua osservazione. Devi considerare che un flusso professionale ha mille variabili in gioco. Se anche qualcuno inventasse uno strumento superiore a Lightroom in termini di qualità, per reputarlo superiore dovrebbe essere migliore, per esempio, per uno che non elabora un paio di foto alla settimana ma centinaia al giorno (e.g. i fotografi di alto livello di microstock o di cataloghi).

    Il paragone tra due software va quindi fatto in un contesto dai contorni definiti e in relazione a uno specifico caso. Qualitativamente parlando, se intendiamo valutare il risultato finale della singola fotografia in termini di “professionalità”, allora i programmi da te citati sono sicuramente più che sufficienti per un ottimo sviluppo, tuttavia non è detto che siano abbastanza per l’elaborazione di fotoritocco (e non solo di sviluppo) che potrebbe essere fondamentale nel caso di fotografie destinate a flussi commerciali come book, copertine, cataloghi, etc, dove il fotoritocco non è “falsare” la realtà, ma eliminare difetti in post produzione evitando di dover rifarefare la foto e quindi averne un impatto commerciale notevole (e.g. rimuovere un ciuffo di capelli sceso sulla fronte, un piccolo brufolo, una goccia di ketchup sull’hamburger, un granello di polvere sull’anello, etc).

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