Clonarsi in una fotografia: ecco come fare
Quante volte avreste voluto avere più tempo? Forse clonarsi e mandare i nostri cloni a sbrigare le faccende più rognose potrebbe essere una soluzione… sebbene la scienza e l’etica non abbiano ancora risolto questa problematica, in fotografia è possibile almeno immaginare che sia possibile. Ecco un breve tutorial su come realizzare uno scatto con tanti cloni di noi stessi.
Innanzi tutto ecco di cosa avremo bisogno:
- Fotocamera capace di impostare tutto manualmente, dall’esposizione alla modalità di messa a fuoco manuale. Serve inoltre che sia un modello con timer per scatto ritardato oppure bisognerà avere un “complice”.
- Treppiedi, stativo o supporto stabile dove tenere immobile la fotocamera.
- Software di post-produzione (e.g. Photoshop, Gimp, Paint.NET, PaintShopPro etc) che abbia la possibilità di lavorare con i livelli.
La prima cosa da fare è comporre una scena in cui abbia senso che esistano più cloni. Nel mio caso, l’idea è quella di un programmatore che, intento a risolvere un problema complesso, chiede aiuto ai suoi cloni. In questo caso, più che in altri, è necessario saper immaginare la scena finale e prepararsi per le pose che verranno.
Una volta preparata la scena, sarà necessario fare uno scatto di prova (in auto o in modalità priorità di apertura), in modo da avere i corretti parametri di esposizione. A questo punto bisognerà impostare la macchina fotografica sulla modalità manuale in modo da bloccare i parametri appena trovati ed evitare che cambino tra uno scatto e l’altro. Sembra banale ma è importante ricordarsi questo passaggio perché anche una piccolissima variazione nella scena (e.g. la posizione del soggetto) potrebbero far cambiare le misurazioni e quindi invitare la fotocamera a cambiare le impostazioni. Successivamente bisognerà scegliere il punto di messa a fuoco (nel mio caso il programmatore al centro) e impostare l’obiettivo in modalità messa a fuoco manuale.
Quando la fotocamera sarà pronta bisognerà fare moltissima attenzione affinché non si muova e non cambi nulla tra uno scatto e l’altro. Per scattare suggerisco anche l’uso di un telecomando in modo da evitare anche microspostamenti causati dalla pressione del pulsante. Adesso non resta che fare una serie di scatti nelle varie pose previste.
Per facilitare il lavoro è consigliabile fare scatti in condizioni di luce che non cambino durante gli scatti, quindi non all’aperto al tramonto o all’alba e non durante una giornata con nubi sparse che coprono di tanto in tanto il sole. Inoltre è bene fare in modo che le varie pose non si sovrappongano ma stiano abbastanza lontane l’una dalle altre.
Per quanto riguarda la post-produzione dell’immagine finale, cioè la correzione di esposizione, contrasto, livelli e così via, il mio suggerimento è di farla sul risultato finale, oppure di usare programmi come Adobe Lightroom (e simili), che consentono di applicare modifiche non distruttive sull’immagine e di sincronizzare esattamente le stesse modifiche su tutte le immagini. Questo punto è fondamentale perché è necessario che le immagini siano tutte identiche in termini di luminosità, contrasto, colori, temperatura di colore, e così via, altrimenti la loro unione risulterà molto più difficile.
Una volta preparati gli scatti bisogna importarli nel software di editing come livelli. Una volta scelta la foto principale, nel nostro caso quella con il programmatore, si procederà a oscurare tutte le altre con una maschera (in Photoshop premendo ALT + Click sul pulsante di creazione maschera). Con il pennello, e facendo attenzione a non scoprire parti disallineate, si potrà quindi far apparire i vari cloni sull’immagine finale. Et voilà, il gioco è fatto!
Buona clonazione!
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