Baby K – Queen non solo nel Pop
Oggi ho deciso che al posto di un “featured artist”, metto una Queen Artist, ricordando la prima volta che ho avuto occasione di lavorare col Team Baby K di Ivan Spinella e le ragazze che ormai da anni la accompagnano sul palco.

Sto parlando di Claudia Nahum, in arte Baby K, conosciuta artisticamente come una che si è fatta strata in un mondo di uomini, il rap, e che poi ha deciso di divertirsi col Pop, spazio in cui è diventata una diva e una regina in poco tempo.
Era il 29 Giugno del 2019 e si festeggiava il Milano Pride in Corso Buenos Aires. Diversi artisti si alternavano su quel palco, ma io ho avuto l’occasione di collaborare con il team che la accompagnava, guidato da Ivan Spinella come coreografo.
Fino ad allora, non avevo mai fatto il fotografo a un concerto. Avevo di certo fatto esperienza in teatri e altri tipi di spettacoli, per cui non partivo da zero, ma sarebbe sicuramente stata una sfida.
Mi domandavo come sarebbe stato fotografare una VIP come lei. Claudia si è dimostrata Queen non solamente nello stile con cui si presenta al pubblico, ma anche nella sua professionalità e approccio. Prima di allora non mi sarei mai aspettato di vedere un’artista come lei essere così “sul pezzo”. Molti si fermano all’apparenza e a ciò che si vede, ma in quei frangenti, io ho potuto vedere come lei fosse parte di un team affiatato come pochi ne avevo visti prima. Il manager, la stilista, tutto il team di produzione, il coreografo e le ballerine. Mi sono emozionato nel vedere quanta professionalità si celasse dietro a una naturalezza sul palco come quella che riesce a mostrare durante i concerti.
Qualche tempo dopo ebbi anche l’occasione di collaborare con lei per l’Icona tour, e lì confermò ancora la sua grande capacità di portare avanti delle idee e non solo degli spettacoli, di mettere in scena emozioni e non solamente canzoni.
Chiaro, non tutti amano il genere, ma questo è normale. Nemmeno io sono mai stato un super amante del pop o del rap, ma da quel giorno al Pride, devo dire che ho apprezzato molto la sua musica e il modo in cui la vedi divertirsi sul palco e in grandi teatri. In più, da allora i miei figli sono diventati dei fan delle sue canzoni e aspettano ogni volta il pezzo nuovo.
Tornando al Pride, decisi di portare con me due corpi macchina, uno principale e uno più leggero, in modo da avere due lunghezze focali diverse per un ventaglio di scatti più completo. Fu una scelta azzeccata anche se è importante sapersi muovere (fisicamente parlando) per non urtare attrezzature e personale sotto il palco (e sul palco). Pre il resto, restare leggeri. Ci si deve poter muovere. Niente flash, niente ghingheri o accessori. Solo la fotocamera e la propria tecnica.
Magari dei tappi per le orecchie possono aiutare a non farsi stordire e rimanere in sicurezza, se si deve passare davanti alle casse che risuonano su tutto Corso Buenos Aires.
In ogni caso, ricordo quel giorno come un giorno speciale, e devo ringraziare lei per ciò che mi è successo, dato che provare certe emozioni e al tempo stesso realizzare un lavoro professionale non è cosa da poco.
Dopo il 29 Giugno del 2019, ho capito che lei riesce a essere Queen, per l’appunto, non solo secondo il gergo musicale del pop, ma anche nella capacità di trascinare chi la sostiene, chi lavora con lei e chi riesce ad apprezzare i messaggi che vuole trasmettere coi suoi testi.
