Lunghe esposizioni anche in piena luce

Pubblicato da C.A.Hung il

Le fotografie note come lunghe esposizioni sono molto affascinanti e quasi tutti coloro che si avvicinano alla fotografia un po’ più avanzata, prima o poi, si trovano a voler sperimentare qualcosa di questo genere. Di solito le lunghe esposizioni vengono usate per fotografare paesaggi in cui sono presenti elementi fissi spettacolari, come paesaggi, montagne o alberi, e degli elementi mobili, come acqua e nuvole. Usando una lunga esposizione si riuscirà a raccontare una storia legata a quel luogo e non soltanto a congelarne un istante.

Questa tecnica fotografica è meno accessibile di altre da un punto di vista tecnologico poiché richiede normalmente una fotocamera con controlli manuali, capace di esposizioni di decine di secondi o addirittura di usare la modalità “bulb“.

Esistono diversi modi in cui si possono realizzare delle fotografie in lunga esposizione, ma tutti hanno in comune una cosa: l’uso di un supporto fisso per tenere completamente immobile la fotocamera. Opzionali ma di sicuramente molto utili sono anche un telecomando e l’uso della modalità “Mup“.

Il caso più semplice, prevede che si fotografi in condizione di luce scarsa. Per esempio, scattare sulle strade di una città trafficata dopo il tramonto potrebbe permettere di ottenere foto con scie di luce molto accattivanti. In questo caso, tutto ciò di cui si ha bisogno sono una fotocamera capace di raggiungere un tempo ragionevolmente lungo per ottenere una corretta esposizione della fotografia e un supporto come un treppiedi. In questo caso è spesso impossibile ottenere foto di questo tipo con smartphone o con qualunque fotocamera che non sia comunque in grado di ottenere una foto correttamente esposta.

Tower BridgeMa cosa fare quando si desidera realizzare una lunga esposizione di giorno e in condizioni di luce molto forte? La soluzione sono i filtri ND. Un filtro ND, cioè a densità neutrale (Neutral Density), non modifica la luce in nessun modo quando passa attraverso l’obiettivo, ma si limita ad attenuarne l’intensità. I filtri ND sono spesso accompagnati da un numero che indica quanto proporzionalmente viene abbattuta l’intensità. Tanto più alto sarà il valore accanto alla sigla ND, tanto più lunga potrà essere l’esposizione. I filtri ND di buona qualità, cioè che non causino un degrado nelle immagini, possono costare anche parecchio. Se si vuole solo sperimentare, uno qualunque andrà bene.

E cosa fare se non si ha un filtro? In realtà esiste un modo molto semplice per realizzare lunghe esposizioni anche senza avere tutta questa attrezzatura. L’unica cosa che serve veramente è un bel treppiedi o un supporto stabile. Per realizzare una lunga esposizione in pieno giorno, è sufficiente utilizzare una tecnica nota come “stacking”, cioè esposizioni multiple che andranno a sovrapporsi e ad unirsi facendo la media matematica per ogni pixel. Per esempio, supponiamo che abbassando la ISO al massimo e scegliendo un’apertura del diaframma di f/4, il tempo di esposizione massimo per non bruciare la foto sia di 1/30 di secondo. Quello che sarà possibile fare sarà eseguire, meglio se con un telecomando, una serie di 30 scatti consecutivi da unire dopo in post produzione. Usando la media matematica, infatti, unire 30 scatti consecutivi da 1/30 di secondo equivarrà a generare un’immagine catturata con un singolo scatto di un secondo intero, facendo in modo che le parti ferme dell’immagine risultino correttamente esposte, mentre quelle in movimento, per esempio il letto di un fiume in un paesaggio, risultino mosse come in una vera lunga esposizione. Molte fotocamere reflex permettono di fare questo già all’interno della fotocamera stessa, per esempio nelle ultime Nikon è possibile cercare nel menu la funzione “esposizione multipla”. Ma anche in assenza di questa funzionalità, tutti i programmi di fotoritocco più conosciuti, come Photoshop, Gimp, Paint Shop Pro, etc hanno la possibilità di farvi caricare tutte le immagini sovrapposte e di miscelarle facendone la media.

Citylights

Un consiglio nel caso si usi la post produzione. Per le parti fisse dell’immagine può essere sensato usare un singolo scatto che verrà poi “mascherato” nella parte fluida dalla mistura delle altre. Ciò è utile per evitare che anche laddove il dettaglio dovrebbe essere altissimo, ci possano essere sfocature da micromosso dovute ai continui movimenti dello specchio della fotocamera.

Quest’ultima tecnica è quella che viene usata anche dagli smartphone tramite diverse app. Infatti gli smartphone difficilmente saranno in grado di fare lunghe esposizione vere, eppure alcune app permettono di realizzare comunque fotografie con le scie di luce o paesaggi con l’acqua che sembra svanire in una nube uniforme.


1 commento

Far sparire le persone da una piazza? Si può fare anche senza photoshop, basta un filtro | Carlo Alberto Hung · 29/01/2016 alle 08:46

[…] Usare lo stacking è la seconda tecnica. Se la sorgente sono molte lunghe esposizioni, di solito ciò che si fa e scattare una sequenza di foto, sempre usando il treppiedi, usando il massimo tempo di esposizione disponibile. Di solito questa tecnica si usa quando un filtro ND non basta o non se ne ha uno. Ci sono diversi modi per usare questa tecnica e sono spiegati qui. […]

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